Un tempo gli esseri umani erano tondi, con due facce, quattro braccia, quattro gambe e due apparati genitali. Alcuni erano formati da due uomini, altri da due donne e altri ancora da un uomo e una donna. Ma gli Dei volevano esercitare un maggiore controllo su di loro, così Zeus li divise a metà con una saetta e da quel momento abbiamo vissuto una sofferenza Che “spacca il cuore in due”. L’amore secondo ogni mito, é il perseguimento della nostra integrità. Ognuno di noi vaga per il mondo in cerca dell’altra metà perduta. E quando due metà si ritrovano, dice Aristofane: “In quell’atto sono fulminati – ed é mistero – da un riconoscersi interiore, fondo, che é eros, e non ammettono, si può ben dirlo, di stare separati, neanche per una briciola di tempo. Questi sono gli individui pronti a invecchiare insieme, fino a morte: non importa loro di saper definire che scambio di necessità o di desiderio li collega .”
(da Emily Nagoski – Come as you are – ED. Spazio Interiore 2017)
“Cos’é l’amore?”
Penso che gli esseri umani se lo chiedano da quando sedevano attorno al fuoco guardando le stelle un milione di anni fa. E’ una delle domande che tutti prima o poi abbiamo sentito il bisogno di fare o di farci. Una di quelle domande che spesso rimane senza risposta.
E’ complicato, e non ho la pretesa di rispondere all’annoso quesito, ma, viste le riflessioni iniziate ormai un anno fa con
Alessandra Torrice per preparare il ciclo di incontri omonimi (per maggiori info cliccare
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Fa parte proprio dello stile che abbiamo deciso di adottare con Alessandra, non daremo risposte, ma forniremo stimoli, daremo vita ad altre domande, punzecchieremo le aree cerebrali più pigre, ma risposte no, giammai!
Andiamo quindi a incominciare.
A quanto pare quando ci si innamora avvengono una serie di cose molto specifiche e indimenticabili.
I palpiti del cuore li ricorderemo sempre, le notti insonni, i pasti senza appetito, gli sguardi indecifrabili, la presenza dell’amato nei nostri pensieri, incessantemente. E, quando ci va bene, ci saranno anche gli sguardi, i baci, le carezze, le risate, il sesso, il piacere, tutto incredibilmente bello…fino alla volta successiva, quando un altro amato prenderà il posto del precedente e si ricomincerà con gli sguardi, i pensieri, la mancanza di appetito, etc. etc. etc.
Per quanta ironia si possa fare sul fenomeno, innamorarsi é bello fa bene e fa sentire meglio (salvo le usuali tragedie dovute al non essere contraccambiati), e spesso ciò che accade é un vero mistero.
Un mistero che inizia con una emozione semplice e magica, con l’attrazione.
Incontriamo qualcuno, per caso, per sbaglio, per dovere, e questo incontro apre una breccia nel nostro essere, breccia che modificherà il tempo successivo della nostra vita.
Come si spiega il mistero.
Chi si é occupato di amore e di attrazione ha provato a spiegare questi fenomeni da diversi punti di vista.
Voglio raccontarvene alcuni.
Una della studiose che più mi ispira simpatia é
Helen Fisher, della Rutger University (a dire la verità io amo la Rutger University, perché studiano fenomeni squisitamente emotivi dal punto di vista chimico e neurologico e ci raccontano cose meravigliose su di noi).
Helen Fisher studia l’amore da più di 20 anni, e lo fa sottoponendo a risonanza magnetica persone innamorate.
Helen é un’appassionata di quello che accade al cervello mentre le persone guardano le foto del loro innamorato, ed ha scoperto almeno due cose che ci possono far riflettere.
Mentre guardiamo la foto dell’amato:
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attiviamo la stessa area del cervello che si attiva quando siamo sotto effetto di cocaina (per saperne di più vedasi anche “La bussola del piacere”, se volete approfondire lo trovate
qui)
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produciamo grandi quantità di dopamina. Per alcune informazioni di base sull’importanza della dopamina nel nostro corpo andate
qui.
A partire da queste due scoperte Helen Fisher ci racconta l’amore così, una narrazione in quattro atti, sta a voi decidere se sia una commedia o un dramma:
ATTO 1: L’ATTRAZIONE.
Al primo incontro, il mesencefalo, l’area cerebrale che controlla i riflessi visivi e uditivi, inizia a rilasciare DOPAMINA, neurotrasmetittore legato a sensazioni di piacere ed euforia. L’ipotalamo comanda al corpo di inviare segnali di attrazione: le pupille si dilatano, il cuore pompa più sangue, facendo arrossare il viso, un leggerissimo sudore copre la pelle, rendendola più luminosa. Se l’altro reagisce positivamente a questi segnali, si rafforzano i circuiti cerebrali che collegano la sua presenza a sensazioni di Piacere
ATTO 2: AMORE PASSIONALE e ROMANTICISMO.
Ad ogni nuovo incontro i livelli di dopamina aumentano ancora, intensificando il desiderio per l’altra persona, il ricordo del piacere provato e la voglia di goderne ancora, e crescono i livelli d’altri due neurotrasmettitori legati alla DOPAMINA : NORADRENALINA e FENILETILAMINA. Questo cocktail chimico induce uno stato di ECCITAZIONE e di leggera vertigine, simile a quello provocato da una piccola dose di amfetamine (oppure da una MOLTO alta di cioccolata, che contiene feniletilamina). L’abbassamento contemporaneo dei livelli di serotonina favorisce l’insorgere di un sentimento di ossessione. Secondo questa lettura biochimica, anche fare sesso non è mai al riparo dai rischi, non solo fisici, ma anche psicologici, semplicemente perché corriamo sempre il rischio di innamorarci dell’altro. La natura preferisce esagerare con certe manifestazioni folli dell’amore, piuttosto che limitarsi a un blando interesse per l’altro sesso, incoraggiando così la nostra funzione riproduttiva. L‘innamoramento è un momento di pazzia fisiologica e transitoria.
ATTO 3: AMORE ASSISTENZIALE e ATTACCAMENTO.
Via via che il rapporto si approfondisce, l’ipotalamo stimola la produzione dell’ormone OSSITOCINA, che attiva sentimenti di tenerezza e calore, rafforzando inoltre i recettori cerebrali legati al circuito delle emozioni. Baci, carezze e altri rapporti sessuali fanno aumentare ulteriormente i livelli di ossitocina. Un altro ormone, la VASOPRESSINA, collegato alla memoria, spinge alla fedeltà e alla monogamia.
ATTO 4: AMORE DURATURO o PROGETTUALE, oppure ROTTURA del rapporto.
Dopo un periodo che oscilla dai 18 ai 30 mesi dall’inizio della relazione, il cervello si è assuefatto al cocktail di sostanze chimiche e non reagisce più come prima. Se non ci sono i presupposti, la volontà e la fiducia necessari per la progettazione di un futuro in comune, è in questa fase che accadono incomprensioni, litigi e tradimenti, condizioni talvolta insuperabili. Il più delle volte, questa “assuefazione” che porta alla rottura della coppia, non capita contemporaneamente a entrambi. A questo punto molte coppie si separano, cosi ciascuno dei due ex si mette alla ricerca di un nuovo partner con cui riprovare le emozioni vissute durante i tre primi atti.
Ma non é così per tutti: nelle coppie più solide, la vicinanza fisica, non solo sessuale, stimola il neurotrasmettitore ENDORFINA, una sostanza con effetti simili agli oppiacei che riduce l’ansia e infonde un senso di calma e di intimità. Assai meno eccitanti e sconvolgenti della feniletilamina, ma che inducono molta più dipendenza (questo spiega il perché quasi mai viene abbandonato il compagno fisso per l’amante, oppure sia cosi difficile riuscire a scrollarsi di dosso gli ex), secondo molti studi, sono una componente chimica essenziale delle storie d’amore che durano una vita.
Probabilmente vi sarete riconosciuti nella spiegazione di Helen Fisher, si, in linea di massima, ci siamo tutti quanti trovati a vivere i quattro atti.
Ma l’attrazione e l’amore non possono essere solo raccontate con un occhio di riguardo all’aspetto biochimico.
Non possiamo tralasciare gli altri ambiti della scienza che si sono occupati dell’attrazione.
L’attrazione fra due persone che si piacciono è un meccanismo molto potente, capace di stabilire un legame anche fra persone che si conoscono da pochi minuti. Quante volte ci siamo chiesti come sia possibile sentirsi attratti da persone che neanche conosciamo?
Proprio come se fossimo calamite a volte ci sentiamo spinti verso una persona che ci cattura totalmente in un vortice che non sappiamo descrivere.
Lo psicoanalista Jung spiegava l’ attrazione semplicemente come una proiezione. Le persone, secondo Jung, riconoscono il loro animus maschile o la loro anima femminile, e sono attratti da ciò che riconoscono come la parte inconscia e nascosta di sé stessi. Per Jung, era importante capire questo aspetto della propria psiche, in modo da imparare a interagire con la propria anima (o animus) in modo da scegliere il/la partner con maggiore saggezza, per formare un rapporto di coppia adulto.
Possiamo raccontare l’attrazione dal punto di vista psicologico, anche come la ricerca di esperienze che per noi sono state piacevoli.
Il percorso funziona grosso modo così.
Siamo attratti da aspetti evidenti dell’altra persona (caratteristiche fisiche, comportamenti, atteggiamenti) che per noi hanno un significato piacevole. E poi ci muoviamo per inferenze.
In logica l’inferenza (dal latino inferre, letteralmente portare dentro) è il processo, induttivo o deduttivo, attraverso il quale da una proposizione assunta come vera si passa a una seconda proposizione la cui verità è derivata dal contenuto della prima secondo opportune regole di inferenza.
Esempio: oggetto: “case dai tetti spioventi”→messaggio interpretato (inferenza): “qui nevica spesso”.
Inferire è quindi trarre una conclusione. Inferire X significa concludere che X è vero; un’inferenza è la conclusione tratta da un insieme di fatti o circostanze.
Nel caso dell’attrazione, se incontriamo una persona che ha, per esempio, un profumo, il profumo della violetta, il preferito di nostra madre (la persona che abbiamo amato più di ogni altra nella nostra infanzia e che ci ha regalato una miriade di momenti piacevoli), quella persona ci risulterà particolarmente piacevole ed attraente e il suo essere attraente sarà legato alla possibilità che intuiamo di ripetere esperienze affettivamente gratificanti come con la mamma. L’inferenza in questo esempio ci porta alla logica conclusione che il profumo di violetta sia legato all’amore incondizionato. L’amore incondizionato sarà ciò che ci aspettiamo di ricevere da quella persona.
Il meccanismo é semplice, ma non sempre consapevole, portarlo alla consapevolezza può servire a proteggerci da una serie di delusioni e difficoltà nelle relazioni. Non sempre l’inferenza che noi facciamo é corretta.
La variabile culturale influenza pesantemente le nostre scelte.
Nell’antica Grecia, il corpo maschile era altamente considerato per la sua bellezza, e mostrato spesso nudo o quasi: per esempio nei giochi olimpici o nelle opere d’arte. Viceversa, nell’Inghilterra vittoriana (XIX secolo), un periodo particolarmente puritano, non solo venivano coperte le gambe delle donne, ma persino quelle dei tavoli: come conseguenza, gli uomini si eccitavano al solo vedere una caviglia femminile.
Cito questi esempi per indicare quanto i costumi e i gusti estetici possono essere influenzati dalla cultura, e questi costumi variano con luoghi ed epoche. Per esempio, l’attrazione per la magrezza è piuttosto recente (anni ’60), e circoscritta ai Paesi occidentali o sviluppati: i dipinti rinascimentali ci mostrano modelli di bellezza femminile rotonde e “burrose”; anche in epoca moderna, in Paesi mediorientali o in India, delle grosse natiche sono considerate fortemente attraenti in una donna. Ancora, in passato era considerata attraente una carnagione lattea, oggi troviamo seducente l’abbronzatura.
Quindi, una donna formosa e dalla carnagione chiara, esempio di bellezza (prosperità e buona salute) in epoche passate, oggi rischia di sentirsi inadeguata e per nulla affascinante, con tutto quello che queste emozioni comportano, a livello individuale e relazionale.
Sappiamo bene quanto seguire un certo gusto, una certa moda, alcuni canoni estetici (proposti o imposti dalla società) sia fondamentale per molti individui, pensiamo anche a quanto questo cambia le regole dell’attrazione tra le persone.
In questo quadro assolutamente parziale di come funzioni l’attrazione non possiamo non considerare ciò che a mio avviso guida sempre le nostre scelte in ambito amoroso e sessuale: la soddisfazione dei nostri bisogni.
Siamo attratti da chi può soddisfare i nostri bisogni(siano essi consapevoli o meno), o da chi noi pensiamo potrebbe farlo.
Anche se tendiamo a non riconoscerlo, infatti, il motivo primario per cui intessiamo relazioni è per soddisfare i nostri bisogni.
Per quanto l’idea di essere “bisognosi” possa non piacere a tutti, questa può essere una ulteriore chiave di lettura dei nostri comportamenti amorosi, che ci aiuta a scoprire qualcosa di noi e dell’altro.
Buona giornata!
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