Nei due anni appena trascorsi abbiamo fatto tutti un intenso allenamento al dispiacere.
Non credo sia necessario ricordarne i dettagli, ma in poche parole: mascherine, guanti, distanziamento, isolamento, chiusura, tensione.
Tutto ha lasciato un segno, dentro e fuori di noi. I corpi abituati a toccare, a baciare, ad abbracciare, a stare vicini, hanno dovuto rinunciare a queste belle abitudini e questo ha influenzato il modo di pensare, di sentire, di pensarsi e di sentirsi.
E’ per questo che ho deciso di intraprendere un nuovo progetto: un laboratorio sull’allenamento al piacere (che ho presentato qualche giorno fa alla 3° edizione del Festival della Vagina Felice) e ho voglia di condividere con voi alcune fasi e suggestioni questo lavoro.
Cosa significa allenamento al piacere?
Allenamento al piacere significa darsi la possibilità di provare piacere quotidianamente, un allenamento della sensibilità e del contatto con le proprie sensazioni, una esplorazione dei territori sconosciuti che ci portiamo dentro e sulla pelle.
E’ anche il percorrere la propria personalissima via verso il proprio personalissimo piacere. Perchè il piacere è una sensazione personale e unica. Ognuno di noi è unico e anche le nostre sensazioni lo sono.
il corpo è il protagonista del piacere e del sesso, che è l’incontro dei corpi per antonomasia.
Quando pensiamo al corpo, siamo di solito portati a considerarne l’involucro o al massimo i muscoli.
E’ di certo importante avere un aspetto piacevole, una pelle sensibile e, soprattutto dei muscoli ben allenati. Tutti fattori importanti, ma la musica del piacere di cui il corpo è il magnifico strumento, è scritta con la chimica.
E’ chimica la sensazione del piacere, attivata da neurotrasmettitori chiamati peptidi che sono portatori di messaggi emotivi. Questi messaggi cambiano la chimica delle cellule del nostro corpo. I neurotrasmettitori sono sostanze chimiche, ma portano con sè anche una carica elettrica. I segnali elettrici nel nostro cervello e nel nostro corpo influenzano il modo in cui le cellule interagiscono e funzionano.
Ogni peptide ha una sua funzione più o meno specifica, ma la più interessante è quella di essere sostanze messaggere. Sulla superficie di tutte le cellule del corpo umano, si trovano delle strutture composte da zucchero (polisaccaridi) che hanno la funzione di recettori. I recettori sono in grado di captare le sostanze messaggere e trasmettere al nucleo della cellula il messaggio che esse contengono.
Per cercare di spiegare in termini più concreti come funziona faccio riferimento ad Alice Pace che nel suo libro Hot. La scienza sotto le lenzuola (Codice Edizioni) illustra i sintomi dell’attrazione nel corpo e spiega quali neurotrasmettitori giocano un ruolo chiave.
«Tra questi mediatori chimici, più o meno una cinquantina in totale, entrano sicuramente in gioco durante l’attrazione fisica la dopamina, la serotonina, la noradrenalina, l’ossitocina, la vasopressina e gli oppioidi endogeni come le endorfine: tutti con azione rapida e che determinano risposte immediate del nostro sistema nervoso».
La dopamina, tanto per dirne una, è la molecola numero uno del circuito della ricompensa. Quando una persona ci piace, alti livelli di questo neurotrasmettitore sono in grado di spingerci a focalizzarci su un’unica persona alla volta e ancor di più sugli aspetti che già ci risultavano attraenti di questa persona. Rende l’ansia e la paura sopportabili, ci carica di una dose di euforia, determina un calo nell’appetito e ci rende più attivi e meno bisognosi di dormire del solito. L’ossitocina e la vasopressina ci rendono più inclini a instaurare legami e ad affezionarci a qualcuno, così come a lasciarci andare alla fiducia verso gli altri.
Cosa produci quando fai sesso?
Nel corso del rapporto sessuale e dell’orgasmo un cocktail di sostanze chimiche inonda il cervello, tra cui l’ossitocina, la dopamina e una massa di endorfine, sostanze che creano un intenso benessere.
Dunque il piacere parla il linguaggio della chimica, la forza nascosta crea il ponte tra quelli che chiamiamo corpo e mente.
Noi siamo il nostro corpo, proviamo dolore e piacere attraverso esso, quando lui finisce finiamo anche noi, la distinzione mente-corpo che noi usiamo è funzionale a fare ordine nel nostro discorso, ma noi siamo un sistema pieno di connessioni in cui non è possibile distinguere le azioni dell’una parte da quelle dell’altra.
Il corpo quindi non è che uno dei protagonisti del piacere e della sessualità.
Il nostro immaginario si nutre degli stimoli che il nostro corpo riceve, li fonde con la cultura, l’educazione, le regole sociali, crea il nostro desiderio, le nostre fantasie, accende le emozioni, attribuisce valore a ciò che ci accade.
Accanto al corpo nel gioco del piacere c’è la nostra immaginazione, la rappresentazione, quell’insieme di fattori, chiusi nelle nostre fantasie, che attivano e accompagnano il desiderio e il piacere sessuale. Non è necessario scomodare Freud per riconoscere quale parte abbiano le nostre fantasie nell’attrazione e nella forma in cui ci prendiamo il piacere.
Il sesso ha una componente teatrale fondamentale, un copione, per ognuno diverso, che mettiamo in scena nella nostra mente e per cui costruiamo scenografie e scriviamo una parte di cui siamo gli attori con i nostri partner. Dalle più elementari scelte per creare ambientazioni congeniali al nostro immaginario erotico (luce accesa/spenta, musica di sottofondo, parlami, non parlare, parlami sporco, lasciati le scarpe, in ascensore, sulla lavatrice, in pubblico, davanti al fuoco), fino a quelle più complesse, che prevedono delle vere e proprie messe in scena (i travestimenti, il bondage, la dominazione/sottomissione, fino ai riti più strani), il sesso deve essere apparecchiato e dialogare con le nostre magnifiche ossessioni erotiche. Scoprirle è la prima grande chiave del piacere.
Un buon modo per avviarci a questa scoperta è sapere che non esistono perversioni e che il sesso mainstream, quello delle sue rappresentazioni ufficiali più banali, non esiste, o semmai è una gabbia.
L’accoglienza delle nostre fantasie ci permette di dare loro dignità senza giudizio, e di usarle per la realizzazione del nostro personalissimo teatro del sesso, lo scenario che noi costruiamo, immaginato o concreto, è la parte fondamentale del piacere sessuale.
Le nostre fantasie sono fatte di simboli, e la preparazione e l’introduzione all’interno della relazione sessuale delle nostre fantasie o di quei simboli eccitanti sono il motore del piacere. L’allestimento delle fantasie è centrale nella rappresentazione della sessualità e nell’attività sessuale.
Con allestimento intendo proprio un’allestimento teatrale: scenografie, costumi, oggetti di scena, musica e quant’altro. Le nostre fantasie sono piene di questi elementi, e se non riusciamo a riprodurle totalmente, possiamo servirci di alcuni dettagli che disegnano l’atmosfera più eccitante per noi. Si, perché la messa in scena deve essere sempre fatta per il nostro piacere, se ci mettiamo un capo di biancheria intima che pensiamo possa essere apprezzato dal partner, ma che sentiamo scomodo, non potremo godere della messa in scena.
E’ importante essere egoisti quando parliamo di piacere, in materia di piacere le cose non vanno mai fatte per gli altri, ma solo per noi.
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